Il modello di sviluppo imposto dalla classe politica catanese è imperniato sul proliferare di centri commerciali che dovevano rappresentare il rilancio economico e sociale dell'intera provincia. Il risultato è stato invece quello di riempire di cemento il nostro territorio, creare lavoro precario e instabile, evidenziare sempre più gli effetti della crisi con il determinarsi di cicli rapidissimi di apertura e chiusura degli esercizi commerciali. Un'altra conseguenza derivante da tale modello è lo svuotamento del tessuto commerciale e artigianale della città.
Queste scelte si sono rivelate tutte catastrofiche e occorre cambiare radicalmente sistema: contestare l'idea del debito come parametro di azione dei governi locali e nazionali, rimettere al centro i servizi pubblici essenziali (scuola, sanità , trasporti pubblici locali, servizi alla persona), contestare la cementificazione come motore di sviluppo puntando, invece, su grandi opere di ristruttarzione edilizia degli immobili esistenti (in particolare quelli pubblici che si potranno così rivalutare).
La leva fiscale va utilizzata soprattutto per incentivare la produzione di beni e servizi, in particolare prodotti tipici locali (anche a KM 0) ed il piccolo artigianato.
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